Ripropongo un mio scritto del 22 marzo del 2011.
Solo poche ore fa a largo dell'isola di Lampedusa
hanno trovato la morte circa 150 migranti, tra di loro molti erano donne
bambini. Non è la prima tragedia del mare in cui incorrono migranti e profughi
che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di salvezza e di un futuro
migliore. Non sarà neanche l'ultima e l'unanime cordoglio di oggi verrà
riproposto ancora in avanti nel tempo. Conosciamo da tempo i rischi di questi
viaggi della speranza. Sappiamo con drammatica certezza che
almeno il 25% di queste persone trova la morte in mare.
Una premessa: cosa manca all'Italia? Manca un
discorso pubblico, della politica e dei media, in merito ad una serie di
questioni.
Manca un discorso pubblico reale sul lavoro, e
l'incertezza per la crisi, per il futuro proprio e dei propri figli ingenera
depressione e pessimismo.
Manca un discorso pubblico reale sulla giustizia,
tra Rubygate ed evasori e corruttori impuniti, si ingenera sfiducia nelle
istituzioni e nei poteri separati dello stato.
Manca un discorso pubblico reale sull'immigrazione,
sulle soluzioni che si possono dare al problema, sui principi di solidarietà
che riguardano le tante persone che cercano un futuro migliore altrove.
L'Italia è stata più volte sanzionata dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea
per il linguaggio politico violento ... il "fora dai ball" di Bossi
(Ministro della Repubblica) si inserisce in una campagna di paura perseguita
nel tempo nei confronti di tutti gli stranieri. Soprattutto in tempo di crisi
economica e a fini elettoralistici si evoca l'invasione dello straniero,
ingenerando paura e risentimento nell'opinione pubblica, già depressa dalla
situazione reale.
Ma proviamo ad analizzare il problema più da vicino.
Quello che poteva essere fatto e non si è fatto.
Il collasso di Lampedusa è voluto. Si poteva e si
doveva intervenire per tempo provvedendo via via allo svuotamento dell'isola.
Si doveva, banalmente, applicare la legge.
L'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione
prevede l'assegnazione di uno status
temporaneo ai migranti, che avrebbe consentito una maggiore tranquillità
nell'accoglienza delle persone sbarcate e l'individuazione delle posizioni personali
di ciascuno. Ciò avrebbe consentito anche la possibilità di aprire un dialogo
con l'UE e soprattutto con gli altri leader dei paesi dove i migranti tunisini
vorrebbero recarsi. Francia, Belgio e Germania essenzialmente ...
Una debole linea di distinzione: profughi, migranti
economici: società al collasso economico e in transizione politica non hanno
nessun interesse a fermare i propri cittadini (migranti economici) in uscita.
La rimessa estera che essi possono produrre è un aiuto economico solido e
irrinunciabile. In questo senso, Tunisia
ed Egitto difficilmente tratteranno su
accordi di riammissione, per lo meno in grandi numeri. Di fatto non c'è alternativa
all'accoglienza di questa categoria di migranti la cui particolare ostinazione
è molto forte e prevede quasi sempre un ritorno dopo l'eventuale
allontanamento. "Aiutarli lì", fuori
dalla dialettica retorica, significa favorire il trasferimento delle
rimesse estere, possibilmente detassandole. Ciò sostiene le famiglie dei migranti
in patria e accresce i PIL nazionali promuovendo sviluppo endogeno.
Un flusso straordinario: si potrebbe prevedere di
attivare nei confronti delle persone fin qui arrivate in Italia un percorso di
protezione temporanea che preveda, in condivisione degli oneri con l'UE, situazioni
di assistenza statuale e/o domiciliazioni presso parenti ed amici su tutto il
territorio europeo. E' evidente che un migrante economico cerchi rifugio
innanzitutto dove ha contatti diretti che possono produrre opzioni di lavoro.
E' altresì difficile contenere in un solo territorio nazionale queste persone.
Varrebbe quindi la pena di ridurre l'impatto dell'applicazione della Dublino
II, almeno in via emergenziale. La reintroduzione
di una qualche forma di "permesso cerca lavoro" a livello europeo,
potrebbe essere la prima vera linea di argine all'immigrazione clandestina
operata dai trafficanti di esseri umani. E' bene ricordare che le persone che
arrivano pagano un prezzo alla criminalità organizzata che arma i barconi per i
viaggi.
Il permesso cerca lavoro potrebbe muovere da una
regola abbastanza semplice: 1) richiesta presso una sede consolare (con ticket
di viaggio bloccato); 2) un sistema di garanzia di ospitalità parentale o su
invito di persone garanti del paese di destinazione; 3) rientro nel proprio
paese entro i termini del visto (3 mesi), indipendentemente dal successo della
ricerca.
Libia: non siamo ancora in presenza di
un'emergenza profughi. Il profugo fugge
da una situazione di insicurezza per la propria incolumità prima ancora che per
una situazione di lavoro. Non è prevedibile nello scenario libico se si
realizzerà un esodo di sfollati verso l'Europa, anche perché potrebbe avvenire
solo attraverso due sistemi di viaggio legale o clandestino . In ogni caso, come
di fatto già avviene sfolleranno verso i territori vicini ad Est, ad Ovest e a
Sud della Libia. Rafforzare il mandato ONU alla loro protezione in quei
territori è di fatto la prima operazione di tipo umanitario possibile. Gli
sfollati, come nel caso del Kosovo, finita la situazione di emergenza sono in
grado di rientrare molto rapidamente.
Gli asilanti sono invece un problema più serio. Sono
ovvero quelle persone che non possono fare rientro nel proprio paese per motivi
politici e sociali ritorsivi nei loro confronti. Già nella situazione di campo
rifugiati ONU è possibile valutare le singole posizioni ed avviare politiche di
asilo, ivi compreso il viaggio sicuro e, quindi, la sottrazione di queste
persone ai trafficanti di esseri umani.
Queste sono le persone che vanno accolte nei CARA e che vanno aiutate in un percorso di asilo.
Il
principio d'asilo va salvaguardato e non confuso con le altre situazioni
migratorie o di sfollamento.
Numeri: il
Governo non può pensare di risolvere l'attuale crisi, in realtà di proporzioni
modeste, distribuendo statisticamente i
migranti economici sulle Regioni, senza peraltro un passaggio parlamentare. In
ogni caso la logica di "contenzione" è destina a fallire sia a
Lampedusa, che va immediatamente svuotata, che in altri territori italiani. Le
persone fin qui arrivate nella maggior parte dei casi sanno già dove andare, e
prima o poi ci andranno. Non è pensabile, e avrebbe dei costi economici, umani
e psicologici enormi, concentrare i richiedenti asilo distribuiti sul
territorio italiano a Mineo.
Maurizio Gressi
22/03/2011
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