330 morti nel Mediterraneo.



Ripropongo un mio scritto del 22 marzo del 2011.
Solo poche ore fa a largo dell'isola di Lampedusa hanno trovato la morte circa 150 migranti, tra di loro molti erano donne bambini. Non è la prima tragedia del mare in cui incorrono migranti e profughi che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di salvezza e di un futuro migliore. Non sarà neanche l'ultima e l'unanime cordoglio di oggi verrà riproposto ancora in avanti nel tempo. Conosciamo da tempo i rischi di questi viaggi della speranza. Sappiamo con drammatica certezza che almeno il 25% di queste persone trova la morte in mare.

Una premessa: cosa manca all'Italia? Manca un discorso pubblico, della politica e dei media, in merito ad una serie di questioni.
Manca un discorso pubblico reale sul lavoro, e l'incertezza per la crisi, per il futuro proprio e dei propri figli ingenera depressione e pessimismo.
Manca un discorso pubblico reale sulla giustizia, tra Rubygate ed evasori e corruttori impuniti, si ingenera sfiducia nelle istituzioni e nei poteri separati dello stato.
Manca un discorso pubblico reale sull'immigrazione, sulle soluzioni che si possono dare al problema, sui principi di solidarietà che riguardano le tante persone che cercano un futuro migliore altrove. L'Italia è stata più volte sanzionata dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea per il linguaggio politico violento ... il "fora dai  ball" di Bossi (Ministro della Repubblica) si inserisce in una campagna di paura perseguita nel tempo nei confronti di tutti gli stranieri. Soprattutto in tempo di crisi economica e a fini elettoralistici si evoca l'invasione dello straniero, ingenerando paura e risentimento nell'opinione pubblica, già depressa dalla situazione reale.
Ma proviamo ad analizzare il problema più da vicino. Quello che poteva essere fatto e non si è fatto.
Il collasso di Lampedusa è voluto. Si poteva e si doveva intervenire per tempo provvedendo via via allo svuotamento dell'isola. Si doveva, banalmente, applicare la legge.
L'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione prevede l'assegnazione di uno status temporaneo ai migranti, che avrebbe consentito una maggiore tranquillità nell'accoglienza delle persone sbarcate e l'individuazione delle posizioni personali di ciascuno. Ciò avrebbe consentito anche la possibilità di aprire un dialogo con l'UE e soprattutto con gli altri leader dei paesi dove i migranti tunisini vorrebbero recarsi. Francia, Belgio e Germania essenzialmente ...
Una debole linea di distinzione: profughi, migranti economici: società al collasso economico e in transizione politica non hanno nessun interesse a fermare i propri cittadini (migranti economici) in uscita. La rimessa estera che essi possono produrre è un aiuto economico solido e irrinunciabile.  In questo senso, Tunisia ed Egitto difficilmente  tratteranno su accordi di riammissione, per lo meno in grandi numeri. Di fatto non c'è alternativa all'accoglienza di questa categoria di migranti la cui particolare ostinazione è molto forte e prevede quasi sempre un ritorno dopo l'eventuale allontanamento. "Aiutarli lì", fuori  dalla dialettica retorica, significa favorire il trasferimento delle rimesse estere, possibilmente detassandole. Ciò sostiene le famiglie dei migranti in patria e accresce i PIL nazionali promuovendo sviluppo endogeno. 
Un flusso straordinario: si potrebbe prevedere di attivare nei confronti delle persone fin qui arrivate in Italia un percorso di protezione temporanea che preveda, in condivisione degli oneri con l'UE, situazioni di assistenza statuale e/o domiciliazioni presso parenti ed amici su tutto il territorio europeo. E' evidente che un migrante economico cerchi rifugio innanzitutto dove ha contatti diretti che possono produrre opzioni di lavoro. E' altresì difficile contenere in un solo territorio nazionale queste persone. Varrebbe quindi la pena di ridurre l'impatto dell'applicazione della Dublino II, almeno in via emergenziale.  La reintroduzione di una qualche forma di "permesso cerca lavoro" a livello europeo, potrebbe essere la prima vera linea di argine all'immigrazione clandestina operata dai trafficanti di esseri umani. E' bene ricordare che le persone che arrivano pagano un prezzo alla criminalità organizzata che arma i barconi per i viaggi.
Il permesso cerca lavoro potrebbe muovere da una regola abbastanza semplice: 1) richiesta presso una sede consolare (con ticket di viaggio bloccato); 2) un sistema di garanzia di ospitalità parentale o su invito di persone garanti del paese di destinazione; 3) rientro nel proprio paese entro i termini del visto (3 mesi), indipendentemente dal successo della ricerca.
Libia: non siamo ancora in presenza di un'emergenza  profughi. Il profugo fugge da una situazione di insicurezza per la propria incolumità prima ancora che per una situazione di lavoro. Non è prevedibile nello scenario libico se si realizzerà un esodo di sfollati verso l'Europa, anche perché potrebbe avvenire solo attraverso due sistemi di viaggio legale o clandestino . In ogni caso, come di fatto già avviene sfolleranno verso i territori vicini ad Est, ad Ovest e a Sud della Libia. Rafforzare il mandato ONU alla loro protezione in quei territori è di fatto la prima operazione di tipo umanitario possibile. Gli sfollati, come nel caso del Kosovo, finita la situazione di emergenza sono in grado di rientrare molto rapidamente.
Gli asilanti sono invece un problema più serio. Sono ovvero quelle persone che non possono fare rientro nel proprio paese per motivi politici e sociali ritorsivi nei loro confronti. Già nella situazione di campo rifugiati ONU è possibile valutare le singole posizioni ed avviare politiche di asilo, ivi compreso il viaggio sicuro e, quindi, la sottrazione di queste persone ai trafficanti di esseri umani.  Queste sono le persone che vanno accolte nei CARA  e che vanno aiutate in un percorso di asilo.
Il principio d'asilo va salvaguardato e non confuso con le altre situazioni migratorie o di sfollamento.
Numeri:  il Governo non può pensare di risolvere l'attuale crisi, in realtà di proporzioni modeste,  distribuendo statisticamente i migranti economici sulle Regioni, senza peraltro un passaggio parlamentare. In ogni caso la logica di "contenzione" è destina a fallire sia a Lampedusa, che va immediatamente svuotata, che in altri territori italiani. Le persone fin qui arrivate nella maggior parte dei casi sanno già dove andare, e prima o poi ci andranno. Non è pensabile, e avrebbe dei costi economici, umani e psicologici enormi, concentrare i richiedenti asilo distribuiti sul territorio italiano a Mineo. 

Maurizio Gressi  22/03/2011

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