Che il terrorismo sia un fattore
stabilizzante del potere lo sappiamo tutti e sappiamo anche che ogni azione
terroristica è più efficace se colpisce gli innocenti, gli inermi. Serve a
gettare terrore e riprovazione nelle popolazioni colpite e, di converso, sazia
la sete di vendetta degli oppressi. Serve a produrre violenza e vendetta in una catena infinita di dolore. Oggi
tutti gridano all'attacco alla libertà di opinione e di stampa, alla democrazia;
cioè quei valori che vogliono spingerci ad una guerra di civiltà, tra buoni e
cattivi. Oggi aumenteranno i controlli, ci blinderemo e ridurremo i nostri
diritti, le nostre stesse libertà. I nostri eserciti e le intelligence armate
individueranno colpevoli e obbiettivi da annichilire, e poco importa se faremo
nuovi morti civili per ammazzare quel
capo terrorista o distruggere una falange armata. Questa è la spirale, questa è
la strategia della tensione globale. La posta in gioco è altissima e va ben
oltre la libertà di opinione. I disegnatori e giornalisti di Charlie Hedbo lo
sapevano benissimo - come lo sappiamo benissimo tutti noi che ogni giorno ci
battiamo perché le civiltà si incontrino nei diritti e nell'uguaglianza - e per
questo non sono, non siamo, vittime
innocenti. La nostra colpa, quella che
scatena le ire dei potenti. E' quella di voler cambiare il mondo lottando con
la parola, con la satira, con la disobbedienza civile. E questo fa paura ai
terroristi quanto ai benpensanti armati, che per i propri reciproci interessi
economici insediano feroci dittatori, armano falangi, corrompono e depredano le ricchezze del mondo. Per questo
Oggi piangiamo i nostri partigiani morti ammazzati. La nostra libertà non
finisce dove inizia quella degli altri: mi piace pensare e credere che possiamo
camminare fianco a fianco per la stessa idea di giustizia e libertà.
«Ce n'est qu'un
début, continuons le combat!»
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