Per una nuova sinistra



La situazione del Paese è drammatica. L’Italia dà oggi inequivocabili segnali di un paese in declino economico, in crisi politica generale, in profondo affanno civile e morale.
Si tratta di una tendenza di lungo periodo, siamo oggi agli effetti estremi di una crisi di sistema iniziata almeno con “Tangentopoli” e comunque strettamente legata al terremoto innestato sul piano interno e internazionale dalla caduta del Muro di Berlino.
Il Paese da allora non ha più trovato un punto di equilibrio, una massa critica sociale, ideale, morale su cui ricostruire una prospettiva di sviluppo e di progresso.
Tentativi falliti o abortiti di innestare un nuovo inizio hanno segnato questi 25 anni; tutti insieme hanno lasciato la situazione che oggi lamentiamo. Il berlusconismo è stata la cifra di una crisi profonda e intrascendibile, ma gli stessi sforzi del centro-sinistra, dall’Ulivo a Italia Bene Comune, non hanno fatto altro che fallire l’obiettivo, sul piano elettorale come su quello politico più generale.
Attualmente abbiamo un governo Renzi che è il risultato per sottrazione di tutti questi fallimenti: della fine del centro-destra di Berlusconi, dell’esaurimento senza alternative del centro-sinistra come l’abbiamo conosciuto in questi anni, della scomparsa, ormai da anni, della sinistra. Storica, come nuova.
Perché non è dubbio che la sinistra italiana sia tutta dentro la crisi. Non solo vittima, ma corresponsabile della stessa. Il successo dell’operazione PD è sicuramente dovuto anche alla insussistenza politica della sinistra italiana diciamo pure a partire dal 1989. Sono falliti nell’ordine il PDS e i DS, la Rifondazione-partito e la Rifondazione-movimento, Sinistra democratica come Sinistra Arcobaleno, SEL e le svariate “costituenti” socialiste, Lista Ingroia e Lista Tsipras, ma anche esperienze di ‘movimento’ quali i No-Global o i vari ‘occupy’, fino a stati d’animo tipo i ‘girotondi’ o i ‘viola’, Alba e simili.
Tutta l’offerta politica della sinistra degli ultimi venticinque anni è fallita.
Bisogna averlo chiaro e ripartire da qui. Cercando di evitare gli errori del passato.
Provare a immaginare una alternativa. Questo lo spirito che ci muove.
Una alternativa certo politica, ma anche di prospettiva, per l’Italia e per l’Europa. Un’altra idea di sviluppo, di giustizia, di equità. Dei diritti sociali e civili, della libertà per uomini e donne.
Occorre una nuova sinistra. Adatta al giorno e all’ora. Niente di nostalgico, ma neanche corriva con il nuovismo. Una sinistra del XXI secolo. Un socialismo anzi del XXI secolo, dove la critica del capitalismo sia aggiornata alle esigenze attuali di contrasto alla globalizzazione e alle crescenti iniquità di reddito, ma anche di diritti e di opportunità di vita.
Alcuni punti fermi, intorno a cui ragionare e cominciare a riorganizzarsi:
1)                Centralità del lavoro non come piegatura laburista, ma come baricentro di una rinnovata critica dell’esistente e dunque della promozione del diritto e della giustizia;
2)                Democrazia, non come aggettivo che qualifichi un partito, ma come caratteristica di sistema, modo di concepire i rapporti fra politica e società, fra base e vertice; modo soprattutto di riqualificazione sia dei rapporti politici sia delle relazioni sociali. Democrazia nella politica e democrazia nella società. Ogni possibile iniziativa di riforma istituzionale e costituzionale non potrà che partire dalla centralità del popolo sovrano, dal suo diritto di elezione e controllo sui propri rappresentanti, ma anche sugli organi esecutivi. Resta un punto fermo per la sinistra la convinzione che alla crisi della democrazia si risponda con più democrazia.  
3)                Diritti, la sinistra come promotrice di una “Carta del cittadino”, ispirata ai principi di equità, sicurezza economica, meritocrazia, in cui sia riconosciuta la necessità di una fiscalità adeguatamente progressiva e di principi che affermino la centralità della persona e la titolarità da parte di ciascun individuo di ogni diritto civile, culturale, economico, politico e sociale.
4)                Critica del capitalismo, come sforzo per superare logiche e pratiche divenute oggi quasi ‘naturali’ e che invece costituiscono solo lo scatenamento degli istinti animali di un sistema di produzione che, dopo il 1989, non ha più avuto un competitore globale che lo frenasse e costringesse a recepire istanze sociali e perequative.
5)                Ruolo dell’Italia nel mondo; una crescita competitiva del nostro sistema-paese nella società globale, da perseguirsi attraverso la valorizzazione della cultura, dell’educazione, del capitale umano, ma anche del sistema economico. Questo in particolare da riqualificarsi con politiche economiche e industriali volte allo sviluppo dell’occupazione e della produzione, ma anche al rispetto e alla valorizzazione dell’ambiente e del nostro patrimonio storico-artistico;
6)                Pace, cooperazione e internazionalismo, come necessità per la promozione di un ordine mondiale fondato sulla pace, sul diritto e sulla giustizia. Anche qui il 1989 ha segnato uno spartiacque; la stessa crisi dell’Internazionale Socialista e dei movimenti non-global spingono a cercare nuove vie ed inedite.

Per tutto questo riteniamo sia necessaria una nuova organizzazione della sinistra. Per dirla chiara: un nuovo partito della sinistra italiana.
Le potenzialità ci sono, la grande manifestazione del 25 ottobre ne è prova. Ma si tratta ad oggi di una domanda che non trova risposta. Resta drammatica la scissione fra domanda e offerta, fra sociale e politico. Le soluzioni invalse sinora a sinistra sono evidentemente inadeguate. Bisogna cercare del nuovo e cercarlo subito. Anzi realizzarlo subito.
Il tempo è ora. Niente politicismo né volontarismo, ma la necessità di cogliere i segni dei tempi, l’urgenza delle domande, assumendo le relative responsabilità.
La parola chiave è: autonomia. Autonomia culturale, organizzativa, soprattutto politica della sinistra. Solo su questa premessa saranno poi concepibili strategie di dialogo e collaborazione con altri soggetti di centro-sinistra, in una prospettiva di governo e di trasformazione, oltre che di difesa e promozione della democrazia.
La sinistra italiana è chiamata a ritrovare le proprie ragioni d’esistenza, traendole non dalla testa di qualcuno, ma dal senso delle cose e di una propria inedita missione storica e nazionale.

Commenti

  1. Pienamente e totalmente in accordo con te Caro Amico , ma le delusioni di questi ultimi tempi , mi fanno riflettere sul fatto o meno di abbandonare il Mondo Politico e Sociale , cosa sulla quale stò seriamente riflettendo , non sò quando tirerò le somme di tale riflessione , ma prima o poi lo farò !!!!!!!

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